martedì 21 agosto 2012

Uvetta

L'uvetta (detta anche “uva passa”) è una particolare varietà di uva senza semi fatta seccare; è molto dolce per l’elevata concentrazione di zuccheri e può essere conservata per lunghi periodi.
Prima di usarla in cucina è necessario lasciarla ammollare in acqua tiepida per almeno mezz’ora.

Esistono in commercio diversi tipi di uvetta:
Uva sultanina: piccola e dolce, dal colore biondo-dorato, senza semi, si trova comunemente;
Uva di Corinto: piccola, bluastra, senza semi, importata di solito dal Medio Oriente;
Uva "di Smirne": grossa, scura, anch'essa senza semi;
Uva “di Malaga": grossa, chiara, con pochi semi.
Le varietà "sultanina" e "Malaga", vengono prodotte anche in Italia.

Molte cucine regionali inseriscono l’uvetta in piatti salati: succede per esempio in Sicilia (in diverse ricette con le sarde e lo stoccafisso) e in Campania (in molte ricette col baccalà).

L'uva sultanina si raccoglie a settembre e viene fatta essiccare al sole, dopodichè assume il caratteristico colore bruno.
Oltre che secca puo' essere lavorata e conservata in vari modi: marmellate, gelatine, oppure sotto spirito. L’uvetta è un’ottima fonte di potassio, fibre, calcio e ferro.
Ottima nelle frittelle dolci di ceci: vi darò la ricetta! :)

Vi abbraccio, tutte e tutti
Monnyb

venerdì 17 agosto 2012

Baci di dama mandorla e cioccolato

Mi manca Vero Tv! E visto che mimanca vi propongo una ricettina dei nostri chef:

Ingredienti per 4 persone:
300 g di farina 00
190 g di margarina
180 g di mandorle
180 g di zucchero di canna
1 pizzico di zenzero in polvere
1 scorza di limone
1 bustina di lievito
1 pizzico di sale
200 g di cioccolato fondente
10 g di latte

Preparazione:
Trito le mandorle con parte della farina. In una bacinella unisco tutti gli ingredienti tranne il cioccolato e il latte.  Impasto fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo.  
Con le mani creo delle palline di circa 20 g,  le stendo su una teglia foderata con una carta da forno e cuocio in forno ventilato a 180° per circa 15 minuti. Tolgo dalla teglia e lascio raffreddare.
Tritate finemente il cioccolato, scaldo il latte e ve lo verso sopra, frustando velocemente. Stendo su una placca e faccio raffreddare.
Quando il cioccolato sarà freddo, lo lavorerò con le mani ricavandone dei piccoli pezzi con cui "incollerò” due biscotti.

giovedì 16 agosto 2012

Lenticchie (2)

L'altro giorno abbiamo iniziato a parlare di lenticchie: continuiamo?

Le varietà di lenticchie più diffuse traggono il loro nome dal luogo di origine e di maggiore coltivazione e si dividono in due principali gruppi: a seme grande e a seme piccolo.
Le varietà più conosciute sono:


La lenticchia verde di Altamura, molto comune, è più grande rispetto a quella marrone ed è adatta per la preparazione di contorni;


Le lenticchie di Ustica crescono su terreni vulcanici e sono di colore marrone scuro: sono uniche, piccole, tenere e particolarmente saporite. Crescono senza l’utilizzo di concimi, erbicidi e antiparassitari. Il loro unico vero limite è che sono davvero rare.


La lenticchia di Castelluccio è molto piccola e policroma (tigrata, giallognola, marroncina..). E' molto pregiata perchè particolarmente saporita:la pellicina sottile che avvolge i semi quasi scompare dopo la cottura; Nel 1997, ha ottenuto il prestigioso riconoscimento europeo di Indicazione Geografica Protetta (IGP), per tutelare e salvaguardare il prodotto.


Acquistare
Se acquistate le lenticchie sfuse dovete mondarle accuratamente, per eliminare eventuali scorie; se sono in sacchetti sigillati, controllate che non siano contaminate da parassiti o larve: non devono esserci fori sulla superficie delle lenticchie.
Quando il prodotto è confezionato controllate l'origine e la data di raccolta, perché se le lenticchie sono troppo vecchie richiederanno ammolli e cotture prolungate, a discapito del sapore.
Se acquistate lenticchie in scatola controllate che il contenitore stesso non presenti rigonfiamenti o ammaccature, perché in tal caso, potrebbero essersi sviluppati microorganismi dannosi all’interno del prodotto.

Conservare
Le lenticchie vanno sempre conservate lontano dall'umidità, e, se sfuse, chiuse in un contenitore di vetro e riposte in un luogo fresco, asciutto e buio, dove si conserveranno anche per un anno.

Cucinare
In cucina le lenticchie sono usate principalmente per preparazioni come zuppe, minestre o contorni, come il nostrano zampone o cotechino con le lenticchie, mangiato principalmente a Capodanno.
In altri paesi le lenticchie si utilizzano anche nelle insalate, o per farne purè.
Nei prossimi giorni vi proporrò qualche altra ricettina!

Proprietà
Le lenticchie hanno un alto valore nutritivo: sono molto ricche di proteine (circa il 24%), vitamine (A, B1, B2, C, PP), sali minerali (calcio, ferro, sodio, potassio e fosforo), e contengono il 2% di olii vegetali. Sono inoltre facilmente digeribili, e utili per chi ha problemi di anemia o di esaurimento fisico. A causa, tuttavia, dell’elevato valore nutritivo, è consigliabile un utilizzo moderato.

lunedì 13 agosto 2012

Lenticchie

Ieri vi ho proposto una ricetta estiva con le lenticchie: oggi, se vi va, conosciamo meglio questa materia prima della cucina!

La lenticchia  detta anche lente, è il seme di un'erba annuale originaria dell'Asia sud occidentale (più o meno dove oggi c'è la Siria): da lì si diffuse molto velocemente in tutto il bacino Mediterraneo. La pianta è caratterizzata da uno stelo ramificato e rampicante che può raggiungere i 50 cm di altezza e possiede dei baccelli rettangolari e schiacciati che racchiudono 2 o 3 semi dalla forma tondeggiante e appiattita, di colore che varia dal giallo-verdastro al rossastro, fino al bruno e al nero (per alcune varietà orientali). Il sapore delle lenticchie varia a seconda delle dimensioni e del colore, ma generalmente le più gustose sono quelle a seme piccolo. Dopo la loro raccolta vengono essiccate: è questo il formato più diffuso in commercio, ma si possono trovare anche lessate in scatola.

Pare che la lenticchia sia il più antico legume coltivato, e il suo “addomesticamento” risale al 7000 a.C.. Dopo la sua velocissima diffusione in tutto il Mediterraneo, diventò il cibo base dei popoli poveri della Grecia e di Roma, tanto che il nome di una delle famiglie romane più importanti, quella dei Lentuli, deriverebbe da questo legume. Inoltre, nel XVII secolo, proprio per la sua forma, la lenticchia diede il proprio nome latino alla lente di vetro. Per capire quanto era tenuta in considerazione la lenticchia nel passato pensiamo al racconto biblico secondo cui Esaù, per un piatto di lenticchie, vendette la primogenitura al fratello minore Giacobbe!
Nelle zone a clima mediterraneo la semina delle lenticchie avviene in autunno, tra la fine di ottobre e i primi di novembre; a quote superiori agli 800-900 metri o nelle zone interne a clima più continentale si impone la semina primaverile (marzo-aprile), passato il pericolo delle forti gelate.
In Italia la coltivazione della lenticchia è diffusa soprattutto in località ristrette di altopiano dove le condizioni di clima e di terreno conferiscono un altissimo pregio qualitativo al prodotto, per sapore e facilità di cottura come per esempio gli altipiani di Castelluccio di Norcia e di Colfiorito, in Umbria o di Leonessa nel Lazio.

Tornate qui domani, parliamo di valori nutritivi e delle varietà di lenticchie, ce ne sono diverse da conoscere!
A domani!
Vi abbraccio, tutte e tutti
Monnyb



domenica 12 agosto 2012

Insalata di lenticchie, sedano, mandorle tostate e tante erbe

Spesso associamo le lenticchie al Capodanno, quindi ai mesi più freddi... proviamo a usarle per un piatto estivo? Ecco un'altra ricetta degli chef di Vero Tv!

Ingredienti per 4 persone:
300 g di lenticchie di montagna secche
150 g di sedano
100 g di mandorle
1 spicchio d’aglio
Erbe miste: timo, maggiorana
1 cucchiaio di aceto di mele
Olio e.v.o.
1 pizzico di sale

Preparazione:
Metto le lenticchie in ammollo la sera prima.
Le cuocio in abbondante acqua non salata, perché il sale rallenta la cottura dei legumi. Le scolo e le lascio raffreddare.
Lavo e pelo il sedano, poi lo taglio a brunoise (cioè a dadini molto piccoli).
Taglio a pezzi irregolari le mandorle e le faccio tostare in padella con un filo d’olio, oppure in forno a 180° per circa 3 minuti.
Condisco le lenticchie con il sedano, le mandorle, lo spicchio d’aglio finemente tritato, le erbe tritate, l’aceto di mele, sale e olio e.v.o.
Servo l’insalata a temperatura ambiente o fredda.

giovedì 9 agosto 2012

Sedano (2)

Ieri vi ho suggerito un metodo per pulire il sedano eliminando anche i filamenti: oggi conosciamolo un po' meglio, vi va?

Mangiare sedano tutti i giorni è un'abitudine salutare per un sacco di motivi:
- Tonifica il sistema nervoso, le ghiandole endocrine (in particolare le surrenali), e riduce lo stress
- Migliora i processi digestivi, il che non guasta visti gli ultimi caldi e l'ansia tipica del periodo di ripresa pre-autunnale
- Grazie all'abbondante contenuto di sodio, potassio e calcio, svolge un'azione rimineralizzante e rinforzante generale.

Il sedano è una pianta biennale, che generalmente viene coltivata a ciclo annuale, appartenente alla famiglia delle Ombrellifere, che cresce spontanea nei luoghi erbosi e palustri anche nel nostro Paese e può raggiungere un’altezza che va dai 30 ai 90 cm a seconda della varietà. Ha foglie pennatosette, di tipico odore e sapore aromatico dovuto alla sedanina, e fiori bianco-verdastri.
Si suddivide in tre gruppi: la varietà dulce e la rapaceum e silvestre.
La varietà dulce è la più diffusa: ha l'apparato radicale sottile e dritto e viene coltivata prevalentemente per il gambo, detto anche costa. Le foglie hanno un picciolo percorso da nervature lungo tutta la sua lunghezza e sono carnose.
Le varietà di sedano a coste più coltivate in Italia sono:
- a coste verdi: Verde di Chioggia, Gigante di Romagna, Verde Pascal, Verde di Perpignano;
- a coste dorate: Dorato d'Asti, Gigante Dorato, Verga d'Oro;
- a coste bianche: Perla, Utah 52 - 75, Florida 683, Nicolaus invernale, Lepage.
La varietà rapaceum, più comunemente conosciuta come sedano rapa, o sedano di Verona, ha una radice tuberizzata grossa e rotonda eccezionalmente sviluppata nella regione del colletto, con polpa bianca, di sapore simile al sedano da costa, che si mangia cotta (nelle zuppe, nei minestroni, negli spezzatini) o cruda (nelle insalate miste, in pinzimonio, con la bagna cauda).
La varietà silvestre (o sedano da taglio) è di sapore aspro e forte e di essa si utilizzano le foglie come condimento;

Curiosità
In Italia è preferito un sedano chiaro o biancastro che viene ottenuto mediante la tecnica dell'imbianchimento. Grazie a questa pratica si elimina la clorofilla che determina la colorazione verde e si ottiene un prodotto tenero, croccante e di gusto più dolce e meno aromatico. Uno dei metodi per ottenere l'imbianchimento è la copertura in campo della pianta con svariati materiali: terra, tavole di legno, paglia, plastica nera.

A domani!

Vi abbraccio, tutte e tutti
Monnyb

mercoledì 8 agosto 2012

Sedano

Nonostante la raccolta del sedano sia estiva e autunnale, possiamo trovarlo in commercio tutto l'anno.
L'utilizzo del sedano in cucina è molteplice: viene usato crudo nei pinzimoni e nelle insalate, oppure cotto per insaporire brodi, zuppe e minestroni. Nonostante gli svariati utilizzi, l'uso più classico del sedano in cucina avviene per realizzare il tradizionale soffritto, assieme a carote e cipolle.
Potete conservare a lungo il sedano ponendolo in frigorifero nell'apposito cassetto per verdure, ma purtroppo la sua caratteristica croccantezza svanisce velocemente: bastano pochi giorni.

Pulire:
Poggiate il sedano su di un piano di lavoro o un tagliere e, con l'aiuto di un coltello robusto e affilato, eliminate la parte finale, quella che tiene unite le coste. Dividete quindi le coste di sedano una dall'altra.
Lavatele sotto l'acqua fredda corrente, una alla volta, eliminando le impurità e gli eventuali residui di terra.
Poggiate un gambo di sedano sul piano di lavoro e tagliate sulla prima giuntura, là dove si cominciano a diramare le prime foglie: conservate il gambo ottenuto.
Staccate ora dalla parte alta e sottile rimasta le piccole diramazioni laterali sulle quali sono presenti le foglie del sedano. Eliminate la parte finale e superiore della costa di sedano, asportando le foglie: in questo modo avrete ottenuto un'altra costa, più sottile.
Spesso i gambi di sedano esterni più grossi contengono dei filamenti duri molto fastidiosi che sono da eliminare: appoggiate la costa sul piano di lavoro con la parte convessa verso il basso e con un coltellino dalla lama liscia incidete la base del sedano senza staccarla completamente e sollevate la lama tirando con delicatezza dalla parte opposta della costola di sedano, asportando in questo modo la membrana filamentosa. Ripetendo l'operazione anche sull'altro lato della costola otterrete un gambo di sedano tenerissimo.

Mal di gola e raucedini tipici delle prime avvisaglie d'autunno possono essere sintomo di un po' di fatica a tornare alla routine: il sedano ci aiuta a prevenirle.
Tornate a trovarmi domani, vi racconterò altri motivi per cui mangiare sedano tutti i giorni è un'ottima abitudine! E vi racconterò anche qualche curiosità sul sedano, come la procedura di imbianchimento.

Per ora vi abbraccio, tutte e tutti
Monnyb

martedì 7 agosto 2012

Pomodoro Pachino IGP

Il pomodoro: un fedele alleato nella calura delle nostre estati.
Sapevate che il disciplinare del Pomodoro di Pachino IGP classifica e tutela ben quattro tipologie diverse di pomodoro, tutte con peculiarità diverse, e destinate a diversi segmenti di mercato? Conosciamole insieme!
Pomodoro di Pachino tondo liscio: piccolo e rotondo, di colore verde scuro, inconfondibile per il gusto molto marcato.
Pomodoro di Pachino a grappolo: a grappolo o snocciolato, può essere verde o rosso. Tondo, liscio, dal colore brillante e attraente, con il colletto verde molto scuro.
Pomodoro di Pachino costoluto: frutto di grandi dimensioni, esteticamente molto attraente, dalle coste marcate, di colore verde molto scuro e brillante. Questa tipologia ha conquistato il favore del consumo nazionale sostituendo nel periodo invernale (periodo ottimale per la produzione di questa tipologia) il tondo insalataro.
Pomodoro di Pachino ciliegino: caratteristico per l’aspetto “a ciliegia” su un grappolo a spina di pesce con frutti tondi, piccoli, dal colore eccellente

Il datterino è una varietà di pomodorino che ha la forma di un dattero, da questo il suo nome che ricorda il frutto del deserto. Ha un elevato grado zuccherino che lo rende dolce e particolarmente gustoso, con pochi semi all'interno, e  presenta una buccia sottile. Povero di calorie, è invece ricco di sali minerali e vitamine, nonché di antiossidanti salutari per la pelle.
Esiste un consorzio nella Sicilia sud-orientale, che cura e salvaguarda questa tipologia di pomodorino. Il clima caldo-secco della Sicilia è ideale per la coltivazione di questa varietà. Il binomio pianura-mare, è salutare per lo sviluppo del datterino, che cresce dolce e profumato. Inoltre il Consorzio si propone di educare il consumatore, di indirizzarlo verso scelte di garanzia qualitativa del prodotto e di sicurezza alimentare. Infatti esistono datterini importati da paesi come la Cina, che si trovano sul mercato ad un prezzo minore ma non possono nemmeno essere paragonati per sapore e qualità ai nostri datterini.

domenica 5 agosto 2012

Scialatielli al pesto di sedano, mandorle e pomodorini

Un'altra ricetta dei nostri chef di Vero Tv!
Ingredienti per 4 persone
per gli scialatielli:
200 g semola di grano duro
100 ml acqua tiepida
10 ml olio e.v.o.
sale q.b.
+ semola q.b. per stendere la pasta
per il pesto:
250 g foglie di sedano
50 g menta
150 g mandorle pelate
70 g olio e.v.o.
½ spicchio d’aglio
1 pizzico di sale

+ 150 g pomodorini ciliegini

Per gli scialatielli:
Impasto tutti gli ingredienti fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. Formo una palla, copro con un panno e lascio riposare per circa un’ora.
Stendo la pasta con un mattarello fino ad uno spessore di circa ½ cm, cospargo con abbondante semola e ricavo delle strisce di circa 5 cm di larghezza. Arrotolo la striscia su se stessa e con un coltello affilato taglio la pasta ad uno spessore di circa ½ cm.
Srotolo gli scialatielli e li dispongo su una placca infarinata.
Per il pesto di sedano e mandorle:
Lavo le foglie di menta e di sedano, scegliendo le più verdi. Le asciugo e le metto nel mixer con le mandorle, l’aglio e un pizzico di sale.
Aziono il mixer per qualche secondo e poi aggiungo l’olio e.v.o. a filo.

Cuocio gli scialatielli in abbondante acqua salata.
Salto la pasta con il pesto e i pomodorini tagliati in quattro pezzi.

sabato 4 agosto 2012

Il monnypensiero - Consumo consapevole

Mangiare qualcosa in meno, ma con un gran gusto in più. Mangiare qualcosa di vero: è il sapore delle cose così come sono (o forse così come erano una volta) senza troppi artifici (dis)umani.
Fare attenzione agli acquisti alimentari nelle scelte quotidiane scelte sane e consapevoli vuol dire benessere nostro e dell ambiente: nostro perché fa bene alla salute e allo spirito, ci fa ritrovare una serie di profumi e gusti che stimolano sensazioni positive; per l'ambiente perché riduciamo la mole di rifiuti alimentari. Ogni anno, dicono le statistiche, nelle case degli europei, nei supermercati, nei ristoranti e lungo la catena di approvvigionamento alimentare il 50% del cibo commestibile e sano viene sprecato, producendo una mole di rifiuti enorme con conseguente problema di smaltimento. Comprando il giusto e non l'eccesso, con un po' di attenzione al confezionamento dei prodotti e poi al loro smaltimento, avremo rispetto per la nostra terra e quindi anche per noi stessi.
Costa un po' di fatica all'inizio, è vero... però poi ci si abitua!

mercoledì 1 agosto 2012

Farina di ceci (2)

Ieri vi ho raccontato qualcosina sulla farina di ceci, oggi parliamo della sua storia:

Le origini di questo surrogato del pane sono molto indietro nel tempo, addirittura al periodo dei Greci e dei Romani, quando, i soldati preparavano un "intruglio" di farina di ceci ed acqua che facevano poi cuocere al sole o sul proprio scudo, per sfamarsi velocemente e con poca spesa.
Il risultato era talmente nutriente che la ricetta sopravvisse alla caduta dell'impero Romano arrivando dritta al Medioevo, con qualche aggiunta: veniva mangiata accompagnata da un trito di cipolle bagnate nell'aceto, oppure con del formaggio fresco.

Proprio legata al Medioevo è la leggenda secondo la quale la farinata, come la conosciamo oggi, sia nata nel 1284 per una pura casualità: al ritorno dalla battaglia della Meloria, in cui avevano sconfitto i Pisani, le navi genovesi furono colpite da una tempesta e alcuni barili d'olio e farina di ceci si rovesciarono, bagnandosi d'acqua salata. A causa della scarsità di provviste fu recuperato tutto il possibile e ai marinai fu servito quel miscuglio di ceci e olio che, nel tentativo di renderlo meno sgradevole, fu messo ad asciugare al sole ottenendo così una specie di frittella.
Giunti a terra, i Genovesi, decisero di migliorare la ricetta di questa frittella improvvisata, cuocendola in forno.
Il risultato era così buono che per scherno agli sconfitti, la farinata venne chiamato l'oro di Pisa.
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