lunedì 22 ottobre 2012

Terra madre - volume 2 :)

Vi ho già parlato di Terra madre, ma oggi vi voglio far vedere qualcosina... :)

 

giovedì 18 ottobre 2012

Terra Madre


Ho conosciuto slow food alcuni anni fa e sono rimasta molto colpita dalla serenità d'animo del suo fondatore, “Carlin” Petrini, che nel lontano 1986 a Bra ha voluto contrapporsi al dilagare della filosofia del fast food ( cibo veloce ).
Non è un caso che il simbolo di slow food sia una lumaca: una lumaca che si erge a difesa del diritto di tutti di vivere il pasto (e più in generale tutto ciò che riguarda l’enogastronomia) come un piacere.
Nel 1999 nascono i primi presidi slow food, con lo scopo di salvaguardare le eccellenze gastronomiche. In un primo momento si focalizza su quelle locali, poi amplia il raggio d'azione anche sulle internazionali, minacciate dal degrado dell’ambiente e dall'agricoltura intensiva e industriale.
 
Dalla giusta evoluzione, nel 2004, nasce Terra Madre che realizza una parte della filosofia di slow food: La valorizzazione dei territori e il recupero di tecniche  e mestieri che fanno parte della tradizione, del passato, ma che possono e devono continuare a far parte anche del nostro futuro.
Una concezione e una filosofia che molto mi accomuna con questo mondo, con ciò che normalmente cerco di trasmettere a chi mi segue e mi ascolta... Il Monnypensiero è quasi sempre rivolto alle eccellenze e, come Terra Madre, anch’io cerco sempre di proporre lo scambio di conoscenze, di esperienze e di idee nuove cercando di creare curiosità nelle persone che si avvicinano al campo dell’enogastronomia.
Difendere l’agricoltura locale è un altro argomento che ci accomuna: qualunque sia il paese o il luogo di provenienza, i prodotti della terra devono essere di qualità superiore, devono servire per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni, coinvolgendo le varie etnie e promuovendo uno scambio tra diversi mercati e paesi.
Il motto di Terra Madre è :
BUONO,
perché il cibo artigianale è più buono
PULITO,
perché è anche ecocompatibile
GIUSTO,
perché promuove lo sviluppo locale di tanti invece di quello industriale,
 che appartiene sempre a pochi.
 
Un motto che deve poter essere patrimonio di tutti.
E con questo motto, che spero possiate fare vostro, ognuno a modo suo, vi abbraccio: tutte e tutti.
 
MonnyB

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domenica 14 ottobre 2012

Melanzana

La melanzana venne introdotta in Sicilia dagli Arabi intorno al 1400: ancora oggi è lì che avviene la coltivazione più intensa di questo ortaggio in Italia, con il 30% della produzione nazionale.
Nel medioevo si pensava fosse una pianta velenosa e malefica; forse influì la grande superstizione di quei tempi verso le cose nere e buie, o forse fu per il suo sapore aspro... fatto sta che si pensava producesse febbre ed epilessia .
Ne troviamo di varie forme e colore:
Le melanzane rotonde sono perfette per le preparazioni che necessitano di essere cotte a fette, quelle allungate sono indicate per farle ripiene.
 
Comprare
Bisogna far attenzione che il picciolo sia ancora attaccato, di colore verde brillante e senza parti secche; la buccia deve essere liscia e tesa priva di ammaccature, parti nere o ammuffite, e la polpa soda: la presenza di una protuberanza alla base indica che la polpa è compatta e con pochi semi.
 
Conservare
Possono essere conservate in frigorifero, nel cassetto delle verdure, per 4-5 giorni (meglio se integre e con il picciolo), oppure congelate a fette dopo essere state sbollentate.
Se le mettiamo sott’olio vanno lavate fatte a fette, lasciate in uno scolapasta con il sale affinché buttino fuori l’amaro, sbollentate in acqua e aceto per 3 minuti e poi messe nei vasi e coperte di olio .
 
La melanzana è un ortaggio preparato in svariati modi nelle nostre cucine: si utilizza sott’olio e sott’aceto per gli antipasti, o formando dei saporiti involtini; nei primi piatti di pasta  o nella parmigiana, nelle melanzane ripiene, fritte, grigliate o impanate.
Nell'antichità veniva consumata conservata in salamoia e arricchita di spezie aromatiche e piccanti.
 
Curiosità
La sua buccia contiene sostanze benefiche per fegato, pancreas e intestino. Tanti la friggono come le patatine, tagliata sottilissima

domenica 7 ottobre 2012

Brie

Il brie è uno dei formaggi francesi più noti e apprezzati. Deve il suo nome all'omonima valle dove viene prodotto, la piana di Brie, circa 50 km a est di Parigi. Ha un colore chiaro e una caratteristica muffa di colore bianco in superficie.
Il Brie è un formaggio di latte vaccino crudo (ossia la temperatura del latte non supera mai i 37 gradi durante le fasi di lavorazione), a pasta molle e crosta fiorita, il cui metodo di produzione è molto simile a quello del Camembert; la differenza principale consiste nel periodo di stagionatura, che nel caso del Brie risulta essere più lungo, esattamente il doppio, di quella del formaggio Camembert.
Dopo la cagliatura, il latte viene lasciato coagulare per almeno 18 ore. La cagliata viene posta manualmente in stampi con un mestolo e lasciata sgocciolare per circa 36 ore. Una volta tolto dalle forme, il formaggio viene salato a secco manualmente e poi messo in cantine a stagionare per circa 8 settimane.
La caratteristica crosta del Brie si forma in seguito al trattamento del formaggio con muffe speciali che formano una patina esterna bianca che non è dannosa per la salute, per cui questo tipo di formaggio viene mangiato per intero, crosta compresa.

mercoledì 3 ottobre 2012

Gambero

Il gambero ha una lunghezza compresa, normalmente, tra i 7 ed i 20 cm (al di sotto dei 10 viene denominato “gamberetto”) ed è ricoperto da una corazza non troppo robusta di colore rosso-arancione. Si adatta alle situazioni climatiche più difficili e può anche avere dei periodi di letargo.
I gamberi di mare  e si distinguono da quelli di fiume sia per la morfologia che per le dimensioni: quelli di mare  hanno dimensioni maggiori e chele più poderose: una più grande per rompere, l'altra più minuta utile per afferrare le prede. Questa specie si può trovare al largo della Turchia, dell'Inghilterra, della Francia, dell'Italia o della Norvegia. Nel Mediterraneo possiamo trovare un gambero che deve il suo nome al figlio di Apollo, Aristèo.
Con il termine gamberetto si intende invece un sottogruppo dei gamberi che si differenziano da questi perché sono più piccoli, non non hanno le chele e sono lievemente schiacciati lateralmente; di colore trasparente, con sfumature grigie-marroni, il gamberetto si sposta rapidamente attraverso la contrazione dei muscoli addominali-dorsali. I gamberetti possono essere sia di mare che di fiume.
I gamberetti oceanici invece sono gamberetti per modo di dire: possono superare i 60 cm di lunghezza!
 
Comprarli
Bisogna prestare particolare attenzione alla corazza di gamberi e gamberetti: non deve presentare macchie scure e non si deve separare con troppa facilità dalla carne, perché vorrebbe dire che il prodotto è poco fresco; positivo è invece che il corpo sia rigido e sodo.
Il profumo naturale del gambero è molto delicato: vietato comprare gamberi che odorino di ammoniaca!
 
Conservarli
I gamberi sono molto delicati: vanno quindi consumati il prima possibile. Li si può conservare in frigorifero in sacchetti alimentari o pellicola trasparente per non più di un giorno.
In alternativa, se freschi, li possiamo surgelare a una temperatura intorno ai -18°C: nel compiere quest'operazione è meglio accertarsi di aver rimosso più aria possibile prima di chiudere il sacchetto che li contiene.
 
Consumarli
Bisogna evitare le cotture lunghe, perché altrimenti la carne diventerà asciutta e dura.
Il gambero è ricco di fosforo, potassio, sodio e vitamine, specie la A e la D; ha un contenuto limitato di colesterolo!
 
Curiosità
Il gambero compare frequentemente negli stemmi, in quanto simboleggia la proprietà di corsi d’acqua  e quindi di potere. È rappresentato spesso di un colore rosso vivo, in posizione montante, vale a dire con la testa in alto e di postura eretta.

lunedì 1 ottobre 2012

Pane pugliese

Già i nostri antenati primitivi impastavano la farina che si otteneva dai cereali macinati, ma furono gli Egizi a scoprire per caso la lievitazione: si accorsero che lasciando il composto all'aria e cuocendolo il giorno dopo, il composto cotto risultava più morbido. I Greci, poi, all'iniziale composto di farina e acqua iniziarono ad aggiungere altri prodotti come il latte, le spezie, eccetera e furono loro ad istituire i primi forni pubblici. Seguì l'introduzione del lievito di birra e delle farine di alta qualità, fino ad arrivare ad oggi.
La farina più usata è quella di frumento ma attualmente ci sono farine di mais, soia, riso, orzo, ecc.
Il lievito può essere di birra o naturale, mentre l'acqua per l'impasto deve essere senza cloro o possibilmente minerale.
Il sale che si utilizza è il sale marino grosso, che viene fatto sciogliere con un po' di acqua e aggiunto a parte all'impasto per evitare che blocchi la lievitazione.
Il Pugliese è il pane tipico della Puglia, di grossa pezzatura (fino a 3 chilogrammi). Il giorno dopo l'affettatura è ancora più buono!
 
Si può fare in casa :
Ingredienti:
2 Kg di semola di grano duro
50 gr di lievito di birra fresco
10 gr di malto
40 gr di sale grosso.
 
Procedimento:
Sciolgo il lievito in mezzo bicchiere di acqua tiepida. Sciolgo il sale in mezzo bicchiere di acqua. Metto la farina a fontana sulla spianatoia, aggiungo il lievito sciolto, il sale sciolto e il malto; lavoro bene l'impasto fino a quando risulta ben omogeneo, poi lo copro con un canovaccio pulito ed asciutto e lo lascio riposare per circa 2 ore.
Riprendo la pasta lavorandola bene, poi la divido in pagnotte e le lascio lievitare per circa un'ora.
Con un coltello faccio delle incisioni sulla parte superiore di ogni pagnotta, poi metto in forno caldo a 220° per circa 40 minuti, fino a quando risulta la crosta colorata e croccante.
 
Vi abbraccio, tutte e tutti!
Monnyb
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